1953-2013. Sessant’anni di storia sportiva della città di Bolzano passano anche attraverso le maglie biancorosse della Società Atletica Femminile Bolzano, indossate in questo periodo da oltre 3000 ragazze e da circa 1000 ragazzi (questi ultimi a partire dal 1979). Un passato ricco di successi e di ricordi, un presente caratterizzato dall’entusiasmo ancora vivo di tutti i componenti della famiglia dei "safini", in previsione di un futuro che ci auguriamo potrà essere altrettanto roseo.

La storia, si diceva. Una storia che nasce in un’Italia ed in una Bolzano decisamente diverse da quelle che conosciamo oggi, dove lo sport al femminile costituiva l’eccezione più che la regola: in Provincia di Bolzano l’unica formazione di atletica leggera femminile era quella dello Sport Club Merano, mentre in Trentino l’ATAF Trento era nata solo l’anno prima. La SAF BOLZANO nacque per rispondere alla sempre più crescente domanda delle ragazze bolzanine di poter praticare l’atletica leggera. Fu allora che, grazie all’intraprendenza di alcuni appassionati, venne fondata la Società. Il Dott. Demetrio Eller fu chiamato a presiederla e il Prof. Franco Criscuolo ne era il Direttore Tecnico, ruolo che tuttora ricopre. È lui, a tutti gli effetti, il principale artefice di 60 anni di ininterrotta attività agonistica, la vera anima di questa squadra, il collante tra tutti i protagonisti e le protagoniste della nostra avventura in biancorosso.


La fondazione e le origini

La SAF BOLZANO nasce ufficialmente il 12 febbraio 1953. Per reclutare le atlete la SAF organizza, il 10 maggio di quell’anno, una riunione di atletica leggera al campo Druso, dove tutte le ragazze bolzanine sono invitate a partecipare. Alla manifestazione, seguita da un folto pubblico di appassionati, si presenta, come riportano i giornali dell’epoca, "un numeroso lotto di giovani atlete". La settimana successiva, il 17 maggio, la SAF BOLZANO organizza e prende parte alla sua prima manifestazione ufficiale: i Campionati regionali di Società 1953. Tra le atlete in campo vi sono già i nomi di quelle che, negli anni immediatamente successivi, diventeranno le prime grandi protagoniste della nostra storia: Carla Venturato e Anita Baldo, che nel 1955 sarà la prima "safina" a vestire la maglia azzurra della Nazionale. I successi sono subito molti, tra cui spiccano i quattro titoli regionali assoluti conquistati a Trento il 20 settembre 1953 da Anita Baldo nei 200 e 800 metri, Liliana Pace negli 80 metri e Carla Venturato nel salto in alto.

Già nel 1954 arriva il primo alloro a livello nazionale: il merito è della giovane Brigitte Pupp che a Bergamo vince il titolo italiano di Seconda Serie nel lancio del giavellotto. La SAF, come del resto tutto il movimento dell’atletica femminile, cresce in fretta. Ed è questa una crescita sia quantitativa sia qualitativa. Le tesserate aumentano costantemente di numero, passando dalle 37 del 1953 alle oltre 120 del 1962.


I successi del primo decennio

La seconda metà degli anni cinquanta riserva alla SAF grossissime soddisfazioni sia a livello regionale sia in campo nazionale.

Nel 1957 Anita Baldo migliora per due volte il primato italiano dei 400 metri portandolo a 59"7, prima donna italiana a scendere sotto il muro del minuto su questa distanza. La stessa Baldo, insieme a Maria Gabriella Venturato e Franca De Paoli, centra anche il record italiano della staffetta 3x800.

L’anno successivo tocca ad Edvige Boscaro realizzare il record italiano juniores sui 100 metri col tempo di 12"7, prestazione che le vale anche la maglia azzurra assoluta. Il 1958 è anche l’anno della consacrazione di Franca De Paoli: convocata in Nazionale, il 6 luglio a Pisa eguaglia il record italiano degli 800 metri che apparteneva alla sua eterna rivale, la napoletana Gilda Jannaccone, col tempo di 2’15"4. La settimana successiva, a Bolzano, frantuma con le compagne Venturato e Buffa il record italiano della staffetta 3x800, stabilito dalla SAF un anno prima, portandolo a 7’21"5, con un miglioramento di 7" netti. Questi risultati le valgono l’inserimento nel gruppo dei Probabili Olimpici di Roma 1960; la mancata convocazione rimane forse il suo più grande rammarico.




IL RICORDO DI… FRANCA DE PAOLI

Arrivai alla SAF nell’autunno del 1955, invitata da Giovanna Brunati, mia compagna di scuola. Eravamo alle soglie dell’inverno e, dopo un paio di mesi, mi cimentai subito nella corsa campestre, ottenendo un ottimo secondo posto dietro ad Anita Baldo.

Criscuolo mi mise subito al lavoro: mi allenavo per le lunghe distanze, che erano un suo pallino, con qualche puntatina nella velocità, soprattutto con la staffetta.

Mi allenai con impegno e costanza, con il professore che cronometrava e cronometrava, e le mie fatiche furono premiate con il terzo posto ai campionati italiani di corsa campestre. Per gli allenamenti invernali si andava in bicicletta fino a Ponte Adige e si correva nella neve con Criscuolo sempre accanto a noi, lungo le rive del fiume. L’abbigliamento tecnico consisteva in una leggerissima tuta di cotone, un paio di scarpe da ginnastica di tela ed una giacca a vento. Criscuolo era allenatore molto severo ed esigente, ma al ritorno in città ci offriva le paste in una latteria-pasticceria in via Argentieri (era molto goloso anche lui…). Al ritorno a casa infilavo i piedi intirizziti nel forno della cucina economica. Risultato: i geloni! Nelle trasferte si viaggiava in terza classe; solo quando entrai in Nazionale ebbi diritto al rimborso di seconda classe (malgrado ciò viaggiavo in terza classe lo stesso, versando la differenza nelle casse esangui della Società). Il vagone-letto non era altro che le reticelle portabagagli degli scompartimenti. Erano certamente tempi pionieristici, che forse molti atleti di oggi non accetterebbero, ma il divertimento era tanto e fra noi atlete si era instaurato un bel clima di amicizia e solidarietà. Un altro aneddoto è legato alle trasferte: ogni volta che un’atleta della SAF gareggiava fuori Provincia per la prima volta, Criscuolo faceva pagare un "dazio"; le multe, invece, fioccavano quando si arrivava tardi agli allenamenti.

Una delle gare che ricordo con maggior piacere è la partecipazione al Gran Premio delle Regioni a Napoli. Tutti gli spettatori dello stadio del Vomero attendevano la vittoria negli 800 metri della beniamina di casa, Gilda Jannaccone, che fino ad allora aveva sempre ottenuto risultati migliori dei miei. Invece vinsi io; probabilmente gli allenamenti sotto la pioggia ed al freddo di Bolzano diedero i loro frutti… Fu una trasferta memorabile. Dopo le gare il delegato regionale portò tutta la squadra a cena dalla famosa "Zì Teresa" di Napoli (grazie all’interessamento di un parente napoletano di Criscuolo…).

Il mio esordio in Nazionale, nel luglio 1958, avvenne in periodo di esami di maturità, e fu piuttosto movimentato: il sabato mattina ero impegnata con lo scritto di latino, al pomeriggio partii per Pisa dove la domenica gareggiai nell’incontro Italia-Belgio, eguagliando il record italiano degli 800 metri, detenuto dalla mia eterna rivale Jannaccone. Il lunedì mattina ero di nuovo a scuola per la prova scritta di matematica.

Nel 1959 partecipai alle Universiadi di Torino: fu un’esperienza magnifica perché mi permise di confrontarmi con le formidabili atlete dell’Est europeo, che a quel tempo non avevano rivali in occidente. Fu una bellissima esperienza dal punto di vista umano: la vita assieme ad atleti di molte nazioni allo Studentato del Politecnico di Torino, il girare in divisa per la città, la festa di chiusura in notturna al Parco del Valentino... che emozioni!!!

Altra grande emozione fu il mio primo volo in aereo per l’incontro Italia-Olanda.

Un divertente aneddoto, infine, riguarda la sfida contro la Germania: mi ritrovai catapultata, nella serata di gala nei saloni del municipio di Schweinfurth, sul palco delle autorità come traduttrice simultanea degli interventi dei nostri delegati FIDAL e CONI. Confesso che tradurre mi procurò più ansia che gareggiare! Come ricompensa le autorità tedesche mi regalarono un paio di scarpette chiodate "Puma": scarpette da campioni, un lusso per quei tempi!

A tutti voi posso dire, come conclusione, che gli anni trascorsi alla SAF, sebbene improntati ad una disciplina molto severa, furono molto felici. Mi reputavo fortunata rispetto alle mie compagne ed amiche, perché potevo viaggiare, conoscere l’Italia e molte città straniere e godevo di una maggiore libertà.




Non ci sono però soltanto individualità di spicco. Tutta la squadra biancorossa è di ottimo livello, e la prova è la quinta posizione assoluta ai Campionati italiani di Società del 1958: fanno parte della squadra anche Maria Teresa Galassini (che migliora anche il record regionale di salto in lungo), Livia Coleva (record regionale di getto del peso), Tiziana Merci, Silvana Collodo (che giungerà in Nazionale nel 1962 anche se non più tesserata per la SAF), Luciana Morocutti, Marisa Penzin e Giovanna Brunati (primatiste regionali di 4x100 in varie occasioni).

La squadra. Da sempre la SAF BOLZANO ha avuto nel gruppo e nello spirito di gruppo la sua forza. Accanto alle atlete ed agli atleti di punta, infatti, Franco Criscuolo è sempre riuscito a plasmare formazioni complete ed altamente competitive, in cui ogni atleta ha sempre dato il meglio di sé. Ma la SAF BOLZANO si mette anche in evidenza per la grande capacità nell’organizzare manifestazioni di atletica. Nel 1955 nasce il Trofeo "Pio Clauser", poi "Trofeo Città di Bolzano", che diventerà un punto di riferimento fisso dell’atletica leggera femminile nel panorama italiano prima e internazionale poi e che per 30 anni porterà a Bolzano le migliori atlete in circolazione. In quegli anni, la SAF è protagonista costante. Velocità, mezzofondo, salti, lanci, corse campestri: le maglie biancorosse primeggiano ovunque e rappresentano per molti anni la migliore realtà dell’atletica regionale. In alcune discipline si realizza un dominio pressoché totale; si pensi ad esempio agli 800 metri, in cui il titolo regionale assoluto è sfuggito alla SAF una sola volta tra il 1955 ed il 1970. Non da meno le performance sui 400 metri, conquistati dalle nostre atlete per 18 volte nel ventennio 1957-1977. Addirittura, nella velocità ad ostacoli, le biancorosse vinsero 16 titoli regionali consecutivi, con sette atlete diverse (la prima fu Ilse Salimbene), tra il 1961 ed il 1976, mentre la corsa campestre fu ininterrottamente a nostro appannaggio tra il 1956 ed il 1970. Da ricordare anche Gina Ghittorelli, capace di conquistare nove titoli in fila nel getto del peso tra il 1962 ed il 1970. La Ghittorelli è l’erede delle prime grandi lanciatrici della SAF. Lucinda Bogon, la tesserata più "anziana" della nostra Società (classe 1926), Gabriella Stroppa, Vittoria Fortarel, Antonietta Micheluz e Maria Teresa Barozzi hanno vinto a più riprese i titoli regionali nelle diverse discipline di lancio negli anni ’50.

Come sempre, accanto alle "stelle", brillano altri nomi. Le categorie giovanili sono da sempre il serbatoio che fornisce atlete ed atleti alle categorie agonistiche. Fu così, soprattutto, nel biennio 1963-1964. Dietro alle "veterane" Fausta Battistata e Marisa Capuzzo, nuove primatiste regionali rispettivamente nei 400 metri e nel salto in lungo, le ragazze della categoria juniores sono tante e sono forti. I nomi di Liliana Lovisetto, Graziella Tessaro, Mariella Tugnolo, Maria Grazia Bertoldo, Gemma Arona, Marilena Paraventi, Clara Pellegrinelli, Gabriella Da Sacco, Rosalba Pauletto, Jole Poggioli, Maria Teresa Nolli, Pia Maria Pedron, Jolanda Caon, Clara Dalzini e Daniela Ferracini entrano di prepotenza nelle cronache sportive locali e nazionali ed arrivano a conquistare il titolo di Campionesse italiane juniores a squadre sia nel 1963 che nel 1964. Negli stessi anni, le squadre assolute ed allieve sono anch’esse ai primi posti delle graduatorie nazionali, e la SAF BOLZANO risulta, complessivamente, la seconda Società femminile in Italia, dietro alla FIAT Torino.

I risultati individuali non sono da meno. A Ravenna, il primo marzo 1964, si svolgono i Campionati italiani juniores di corsa campestre. L’ordine d’arrivo recita: 1. Graziella Tessaro (SAF BOLZANO), 2. Maria Grazia Bertoldo (SAF BOLZANO), 3. Marilena Paraventi (SAF BOLZANO), 4. Clara Pellegrinelli (SAF BOLZANO). Le stesse ragazze, assieme a Mariella Tugnolo, unica atleta della categoria seniores, vincono ad Imperia il titolo italiano di Cross per la categoria assoluta.


Gli anni ’60 e ’70: l’epoca dei grandi talenti

L’attività della SAF non si ferma: le atlete cambiano, i risultati restano. Dopo i grandi successi dei primi 10 anni, la nostra Società continua a mantenersi ad altissimi livelli nel panorama nazionale. Il gruppo delle junior Campionesse d’Italia mantiene le aspettative anche nella categoria assoluta. I nomi di spicco, che fanno la storia della SAF BOLZANO nella seconda metà degli anni ’60, sono tanti. Nel 1966 Maria Grazia Bertoldo centra quel titolo italiano di corsa campestre che aveva sfiorato nel ’64 e nel ’65. Seconda, in quella gara, Clara Pellegrinelli. Entrambe le atlete, ancora juniores, conquistarono con i loro successi la maglia azzurra di categoria in due occasioni, raggiungendo Marilena Paraventi, ostacolista già in Nazionale giovanile nel 1965. Maria Grazia, in luglio, si laurea campionessa italiana juniores sugli 800 metri, mentre "solo" seconda è Clara sui 400. La Pellegrinelli corona l’inseguimento al titolo l’anno successivo, laureandosi finalmente Campionessa italiana juniores sul giro di pista ad Ancona. Ancora, assieme a Luigina Tononi, riconquista per la SAF il titolo italiano di Società di corsa campestre. Naturalmente, moltissimi nomi nuovi. Tra il 1965 e il 1966, in mezzo ad altre 180 nuove tesserate, due atlete entrano a far parte della famiglia delle "safine": Gloria Giappi e Silvana Zangirolami. In pochi mesi di attività le due giovanissime raggiungono importanti traguardi: ancora una volta la SAF BOLZANO porta le sue atlete in Nazionale juniores. Per la Zangirolami è l’inizio di una carriera costellata di grandi successi.

Zangirolami, Giappi, Pellegrinelli e Bertoldo conquistano titoli, battono record, vestono la maglia azzurra a più riprese.




IL RICORDO DI… MARIA GRAZIA BERTOLDO

Era il 15 giugno 1962 quando mi presentai allo Stadio Druso dal Prof. Criscuolo per chiedere se potevo fare atletica, dato che la mia professoressa di ginnastica mi disse che avevo delle qualità, per le leve lunghe e magre. Criscuolo mi disse: "Domenica c’è una gara. Proviamo!". Mi presentai allo stadio ed ero molto agitata: gareggiai nel salto in alto nella categoria allieve, e vinsi con nuovo record regionale di categoria. Da li incominciò la mia avventura con la SAF Bolzano, che durò fino al 1970.

Avevo lasciato la scuola all’età di 14 anni: la voglia di studiare era poca e le condizioni famigliari non erano delle più rosee, così iniziai a lavorare. I sacrifici erano tanti, ma ricordo la disponibilità di Criscuolo con chi aveva problemi di lavoro: ci si allenava al mattino. Prima delle sei il professore era già presente allo stadio per seguirci. Era decisamente faticoso allenarsi a quell’ora, ma non si poteva fare altrimenti: di corsa il riscaldamento, di corsa le prove, di corsa il defaticamento ed infine di corsa al lavoro, con Criscuolo sempre puntuale a dettare i ritmi con il cronometro.

Gli anni passati con la SAF per me sono stati una palestra di vita; con il Prof. Criscuolo sono cresciuta sportivamente, ed ho imparato tante cose fondamentali della mia vita: saper fare sacrifici, essere onesti, leali ed essere disponibili verso gli altri. Quanti bei ricordi in quei mitici anni Sessanta! Talvolta mi tornano alla mente le mie compagne d’avventura, e sono emozioni e ricordi che il tempo non potrà mai cancellare.

Dall’atletica ho avuto tantissime soddisfazioni, tra cui la convocazione in Nazionale assoluta in Belgio nel 1969: quando suonarono l’inno d’Italia mi sentivo fiera e orgogliosa di rappresentare il mio paese. Certo, c’è stata anche qualche delusione, come la mancata convocazione per i Campionati europei ad Atene, quando i tecnici mi dissero che ero ancora troppo giovane ed avrei avuto altre occasioni per parteciparvi.

La "rivincita" degli Europei me la sono presa quest’anno; ho avuto infatti l’onore con la mia società attuale, l’Atletica Trento di organizzare i Campionati europei di corsa in montagna.

Vivo ancora oggi nel mondo dell’atletica leggera, anche se ogni tanto mi passa per la testa che dopo quarantadue anni potrei attaccare le "scarpette chiodate" al muro. Ma non ci riesco, è più forte di me: mi sento una "drogata" (in senso buono) di questo splendido sport!

Purtroppo l’ultima mia stagione alla SAF ho avuto alcuni problemi con la Società. Lasciando perdere quello che c’è stato un GRAZIE di tutto CUORE va a Criscuolo, che mi ha fatto amare questa splendida disciplina a cui tutt’ora sono legata (e grazie alla quale ho anche conosciuto mio marito). Credo che per i ragazzi d’oggi ci vorrebbe un altro Prof. Criscuolo in chiave moderna, per far capire a tutti i giovani il senso della vita: non tutto è dovuto, ma bisogna saperlo conquistare ed apprezzare.




Dopo un 1968 movimentato per l’indisponibilità dello stadio Druso, all’inizio del 1969 la SAF BOLZANO riprende l’attività a pieno ritmo. L’elevato numero di tesserate costringe la dirigenza a "limitare le iscrizioni alle sole atlete nate negli anni 1953-1954-1955", come recitano i giornali dell’epoca. È questo l’anno in cui, ancora, Bertoldo e Zangirolami raggiungono la Nazionale, questa volta nella categoria assoluta. Maria Grazia è, nelle graduatorie nazionali su 800 e 1500 metri, seconda soltanto a Paola Pigni, che realizza in quell’anno il record del mondo sugli 800… Silvana, peraltro, conquista il titolo italiano universitario sui 400 metri e partecipa, prima atleta biancorossa a riuscirci, ai Campionati europei di Atene con la staffetta 4x400. Alla fine, la Zangirolami vestirà per ben 15 volte la maglia della Nazionale italiana e sarà la prima "safina" a conquistare un titolo italiano individuale assoluto, nel 1972, sui 400 metri.

Bertoldo e Zangirolami sono le nuove primedonne, ma insieme a loro, come sempre, le più giovani danno lustro alla Società. Le nuove tesserate alla SAF sono tantissime: si contano 140 nuove iscrizioni solo nel 1969. Il ricambio generazionale, con un parco atlete del genere, è pressoché naturale, ed infatti molte atlete della categoria allieve si distinguono e raggiungono i Campionati italiani di categoria. Carla Bigarello, ad esempio, già brillante promessa a livello giovanile, stabilisce, da juniores, i record regionali assoluti sui 100 ostacoli e nel pentathlon, specialità nelle quali sarà la dominatrice in regione per tutta la prima metà degli anni ’70. Nel mezzofondo si mette in evidenza la giovane Lucia De Pillo.

Negli anni ‘70 si assiste anche ad un importante avvicendamento nei quadri direttivi: il primo, storico, presidente del sodalizio, Dott. Demetrio Eller, in carica sin dall’anno di fondazione della Società lascia l’incarico nel 1971. Dopo una breve parentesi (1972) con la presidenza di John Bragaia, la massima carica dirigenziale passa ad un’altra figura storica: l’Ing. Lorenzo Püchler, che rimarrà ai vertici della dirigenza sino alla fine degli anni ‘90.

Nella prima metà degli anni ‘70 molti allori vengono dalle staffette. Sia la 4x100 che la 4x400 migliorano più volte i record regionali; le protagoniste, oltre alle solite Silvana Zangirolami e Carla Bigarello, sono Raffaella Roni, Patrizia Zangirolami, Stefania Novellati, Annalisa Sanna, Laura Trovò e Lauretta Zanetti.

Insieme a loro, nelle staffette, un’altra giovane atleta muove i primi passi di una carriera ineguagliabile: Erica Rossi.

Erica Rossi è la tesserata numero 968 della SAF BOLZANO ed inizia a gareggiare nel 1970. La sua carriera in biancorosso prosegue fino al 1977. La sua specialità sono i 400 metri, dove è ancora oggi nelle primissime posizioni delle graduatorie italiane di tutti i tempi. In questi sette anni conquista due titoli italiani sui 400 metri (nel 1976 e nel 1977), eguaglia nel 1977 il record italiano della staffetta 4x400 con la squadra Nazionale (record che apparteneva dal 1972 alla compagna di squadra Zangirolami), conquista un’infinità di titoli regionali sui 200 metri, sui 400 metri e nelle staffette, migliorando diverse volte i record regionali di 100, 200 e 400 metri. Con la Nazionale, partecipa anche due volte alla Coppa Europa. Alla fine, nella sua lunga carriera, conquisterà risultati prestigiosi: 17 titoli italiani assoluti, 67 presenze in Nazionale (seconda solo a Marisa Masullo ed alla pari con Sara Simeoni), la partecipazione a due Olimpiadi (Mosca 1980 e Los Angeles 1984), a due Campionati del Mondo (Helsinki 1983 e Roma 1987) e a due Campionati Europei (Atene 1982 e Stoccarda 1986).

È bello sapere che un’atleta di questo livello abbia iniziato la sua carriera grazie alla SAF BOLZANO e al Prof. Criscuolo.




IL RICORDO DI… ERICA ROSSI

Un giorno, mentre ero al campo CONI dove si stavano svolgendo le gare scolastiche di atletica leggera, un signore mi si avvicinò e mi chiese: "Non ti piacerebbe fare atletica?". "Non so", risposi, "gioco già a basket."

Quel signore era Franco Criscuolo, allenatore della SAF BOLZANO, uomo forse un po’ burbero ma di grande carisma e personalità. La mia carriera iniziò così: lentamente lasciai il basket per dedicarmi completamente all’atletica leggera.

Dopo un inizio con la velocità pura, passai ai 400 metri, che erano sicuramente più adatti alla mia struttura fisica ed alle mie capacità, ma erano anche assai più faticosi.

Di quegli anni ho moltissimi bei ricordi, che a raccontarli oggi forse farebbero sorridere non solo i ragazzi, ma anche lo stesso Criscuolo.

Ricordo il clima con cui ci si allenava: moltissime ragazze al campo, tutte allenate dal professore da solo, che esigeva massima puntualità, obbedienza ed ordine, altrimenti scattava la multa!

Un divertente ricordo riguarda una nostra trasferta a Torino per i Campionati Italiani assoluti: eravamo io, una mia compagna di squadra e Criscuolo. Scesi in stazione, il Professore partì col suo passo militaresco in direzione dell’albergo. Noi due invece, sommerse dal peso della borsa, ci attardammo un attimo e lo perdemmo di vista. A quel punto ci sedemmo sul marciapiede pensando a cosa potevamo fare, ma subito dopo lui tornò sui suoi passi e ci riempì di improperi! Arrivammo in albergo molto velocemente…

Nel 1978, dopo aver ottenuto buoni risultati sui 400 metri ed essere entrata in Nazionale, alcune grosse Società si fecero avanti per acquistarmi. Quando decisi di passare all’Iveco Criscuolo si arrabbiò molto e fu costretto a lasciarmi andare con grande rammarico. Oggi, dopo molti anni, scrivo questi ricordi da una scrivania dell’Iveco, Società per la quale abbandonai la SAF e che oltre ad un futuro come atleta mi ha anche garantito un futuro nella vita. Credo, quindi, di aver fatto nonostante tutto la scelta giusta e spero che anche il Prof. Criscuolo mi abbia perdonata.




C’è un’altra atleta, coetanea di Erica Rossi, che merita una citazione particolare. Lia Püchler, per tutti noi "giovani" semplicemente "la Lia", entra alla SAF nel 1971 e ci rimane, prima da atleta e poi da allenatrice, fino al 1999 per poi ritornare nel 2010; oltre 30 anni di attività in biancorosso, la rendono certamente una delle colonne della nostra squadra. Il suo miglior risultato tecnico è la conquista del record regionale sui 400 ostacoli nel 1975 con il tempo di 69"4.




IL RICORDO DI… LIA PÜCHLER

Febbraio 1972-Novembre 1999. 28 anni di vita alla SAF, nella SAF, con la SAF.

Cosa dire? Cosa raccontare? Ci sono state tante esperienze, tanti ricordi, tante sensazioni… troppe per riuscire a descriverle tutte.

Posso solo dire che la SAF mi ha dato l’opportunità di crescere, di capire cosa vuol dire prendersi un impegno e portarlo a termine attraverso l’esempio di tante persone che non solo a me, ma anche alla SAF, hanno dato tanto: il Prof. Criscuolo, il Prof. Milia, i dirigenti Pezzetta e Castaldo. Non solo allenatori, ma soprattutto educatori; oggi questa parola va molto di moda, ma loro lo sono stati realmente. Seguendo il loro esempio anche io ho cercato di dare qualcosa per la SAF. Cosa ho dato non spetta a me dirlo, ma a tutti i ragazzi e gli atleti che sono passati "sotto le mie grinfie" in oltre 20 anni da allenatrice.

Quello che posso affermare senza dubbio è che io da tutti ho ricevuto molto. Quindi non posso che augurarvi BUON ALLENAMENTO!!!




Oltre alla Rossi ed alla Püchler, tra la seconda metà degli anni 70 e l’inizio degli anni ‘80 si mettono in evidenza anche altre atlete, che permettono alla Società di rimanere tra le protagoniste dell’atletica regionale. Cristina Baldessari e Maria Luisa Ricci nella velocità, Patrizia Bernabè e Ornella Gazziero negli ostacoli, Antonella Olivetto e Rosalia Damian nel mezzofondo, le saltatrici Francesca Felici, Stefania Roman e Sonia Bragagna (eccellente anche nelle prove multiple, con il titolo italiano di pentathlon allieve nel 1978) e le lanciatrici Maria Teresa Giuriato (più volte primatista regionale nel giavellotto tra il ‘75 ed il ‘77), l’eclettica Francesca Ricci, Laura Segnana, Franca Framba e Patrizia Braghin. Insomma, Franco Criscuolo e la SAF BOLZANO continuano a mietere successi, che valgono anche preziosi riconoscimenti ufficiali: nel 1978 la SAF BOLZANO viene insignita della Croce d’argento al Merito Sportivo, una delle più alte onorificenze del CONI. Pochi anni dopo, nel 1982, anche il Prof. Criscuolo riceve dal CONI la Quercia d'oro di II grado.


Gli anni ’80 e ’90: la SAF al maschile

Nel 1979, dopo oltre un quarto di secolo di vita e circa 2000 atlete tesserate, la SAF vive una svolta storica, aprendo una sezione maschile. Il contesto sociale alle soglie degli anni ‘80 è ben diverso rispetto a quello del 1953. Si pensi solo che all’epoca della fondazione della SAF i calendari dell’atletica maschile e femminile prevedevano una rigida separazione degli appuntamenti agonistici e risultava praticamente impossibile gestire comunemente atlete ed atleti.

La storia dell’atletica maschile targata SAF, pur non raggiungendo gli sfavillanti traguardi delle colleghe atlete, può considerarsi comunque ricca di soddisfazioni, almeno a livello giovanile. Il vivaio cresce di anno in anno: dai 22 tesserati del primo anno, si passa ad oltre 100 ragazzi nel 1984, per raggiungere l’apice nel 1989 quando gli atleti maschi tesserati sono 132. Serbatoio principale di reclutamento sono le scuole medie "Ugo Foscolo", presso le quali il Direttore Tecnico Franco Criscuolo è docente di educazione fisica. Silvano Librera, nel 1981, è il primo atleta maschio a vincere un titolo regionale nel lancio del peso, ripetendosi nei due anni successivi assieme ai compagni di squadra Vanni Casarotto nella marcia e Luca Vasarin nel salto in alto.

Non solo quantità, però. Nel giro di pochi anni la SAF riesce a costruire una squadra competitiva che ben figura a livello giovanile, e nella seconda metà degli anni ‘80 la SAF targata uomini raggiunge i più grandi successi. L’anno 1989 risulta poi straordinario. La squadra allievi, composta principalmente dai ragazzi nati nel 1972, domina in campo regionale e raggiunge prestigiosi traguardi anche a livello nazionale. Il bilancio parla di quattordici titoli regionali individuali, la settima posizione nella finale A1 del Campionato italiano a squadre, il terzo posto ai Campionati italiani di staffette della 4x400, che stabilisce anche il nuovo record regionale, il titolo italiano di prove multiple individuale ed a squadre.

Trascinati da Paolo Valt (Campione italiano di Octathlon individuale ed a squadre, argento ai Campionati italiani di lancio del giavellotto, bronzo nella 4x400), si mettono in evidenza Christian Pedratscher (record regionale nei 400 metri, bronzo nella 4x400, Campione italiano di Octathlon a squadre), Cristian Riccardi (componente sia della 4x400, sia della squadra di prove multiple), Leonardo Colletti (asta e prove multiple), Alessio Fuganti (mezzofondista e componente della 4x400), i lanciatori Peter Marinello e Mirco Flaim, Sergio Gobbo ed Alberto D’Avino nella marcia.

Paolo Valt, passato poi al G.S. Carabinieri Bologna sarà l’unico atleta maschio cresciuto nella SAF a vestire la maglia azzurra della Nazionale ed a vincere il titolo di Campione italiano assoluto nel lancio del giavellotto nel 2002.




IL RICORDO DI… LEONARDO COLLETTI E I RAGAZZI DEL ‘72

"Ciao ragazzi, a domani!" "Ciao!"

Il nugolo dei giovani atleti si disperse. Gli ultimi raggi di un sole primaverile ma robusto accentuavano la luminosità della facciata dello stadio. Eh già: il campo Druso, teatro di tante pagine di sport locale e nazionale, godeva in quelle ore del tardo pomeriggio, della sua massima presenza nel tessuto cittadino, grazie al continuo via vai di sportivi vocianti e rumorosi.

E poi quella sera di aprile regalava ai passanti della vicina pista ciclabile una gustosa scena di esuberante giovialità. Era sempre così prima di una trasferta per i ragazzi della SAF BOLZANO: chi si avviava con la saccoccia dei giavellotti in una direzione, chi nell'altra reggendo una borsa deformata dalla gravità di pesi e dischi, chi ancora barcollava, vanamente aiutato, sotto l'azione destabilizzante delle aste. A completare la scenetta qualche furbo in motorino che condiva il tutto con battutine all'indirizzo dei compagni. Era, questa di portarsi "il lavoro a casa", un'usanza pratica che col tempo divenne qualcosa di rituale: il richiamo all'uomo che riportava a casa le armi dopo la caccia conferiva all'evento un sapore ancestrale. Presso il focolare domestico si sarebbe creata un’incredibile intimità tra il cacciatore e le sue armi, tutto a vantaggio di una migliore collaborazione e di un più probabile successo. Così era per i nostri giovani atleti: Paolo avrebbe sfilato i giavellotti dalla saccoccia, li avrebbe soppesati, ne avrebbe provato e riprovato l'impugnatura. Mirco, disteso sul letto nel dopocena, avrebbe tentato ancora una volta quella strana danza che gli permetteva di scagliare il martello più lontano di ogni altro. Peter avrebbe fatto lo stesso, però davanti allo specchio, perché voleva essere sicuro di non sfigurare con i suoi nuovi pantaloncini che apparivano, sulle prime, un po' ambigui... In uno sprazzo di esuberante attesa della gara, forse Ricky avrebbe salito le scale di casa di corsa, intervallando la cadenza regolare dei suoi passi con un rapido movimento delle anche, che gli consentiva di superare avidamente i gradini a gruppi di quattro. "Gli ostacoli non si saltano, ma si scavalcano": lui lo sapeva benissimo, e l'ostacolo ormai non gli faceva più paura, anzi lo aiutava a ritmare la sua corsa e sapeva anche che, nella sfida contro gli avversari, a vincere era quello che più degli altri considerava l'ostacolo un amico. Dopo aver issato l'asta dentro casa, nella curiosità degli amici del cortile, anch’io guardavo dubbioso quell'attrezzo: a quali altezze nel blu mi sarei trovato grazie ad esso all'indomani? Analoghi pensieri tempestavano di speranza, paura, fierezza, gli animi del resto della squadra. Chi avrebbe vinto? Era già scritto da qualche parte? Il passato è ciò che ricordiamo e il futuro ciò che ricorderemo? Il gesto atletico era una bellissima sintesi di movimento, spazio, tempo, coordinazione, filosofia, uomo e divinità; insomma, era l'essenza della vita stessa. Altre case, altri giovani atleti, stessa luce di un tramonto pieno di speranza. Alessio stava rannicchiato sul balcone dove qualche germoglio cominciava a dare i primi segnali di sviluppo. Con determinazione il giovane mezzofondista stava preparando le sue scarpette: conosceva la pista dove avrebbe corso, ancora una volta, l'indomani, e optò per una chiodatura leggera ma graffiante. Poi diede una veloce lucidatina alla tomaia e, sicuro di aver fatto tutto il necessario, ripose le scarpette nella borsa. Questa volta gli sarebbe toccato correre anche la staffetta del miglio e ne avrebbe fatto volentieri a meno. Trasse un breve sospiro. Questo destino lo accomunava ad Alberto, anche lui prossimo al giro di pista per la squadra dopo un ancheggiare nervoso che sabato pomeriggio l'avrebbe impegnato per quasi un'ora nella prova di marcia.

A casa, tutti, indifferentemente, erano attesi dalla magra consolazione dei compiti scolastici. Anche se, a questo proposito, bisogna rammentare al lettore quella volta che il buon Pedro aveva confessato ad un giornalista le sue solenni dormite sui testi. Fu più che altro una risposta goliardica, considerato che Pedro, come gli altri, era tutto sommato un buon studente.




Parallelamente, la sezione femminile prosegue la sua avventura con eguale entusiasmo, ottenendo buoni risultati sia nel settore assoluto, sia a livello giovanile. I risultati di squadra in ambito regionale sono soddisfacenti, mentre a livello nazionale riescono a competere solo alcune individualità. Il miglior talento del vivaio SAF negli anni ‘80 è senza dubbio Nicoletta Colletti: altista di livello nazionale nelle categorie giovanili, record regionale assoluto nel 1986 con m. 1,78, venne convocata nella Rappresentativa Juniores Nazionale nel 1987, anno in cui vinse anche i Campionati nazionali studenteschi.

Negli anni successivi emergono altri buoni talenti, specie nei salti, come l’altista Silvia Danieli (ottima anche nelle prove multiple), la lunghista Cinzia Collodoro e le tripliste Francesca Premier ed Irene Mercorelli. Accanto a loro sono da citare anche Cristina Graziano (mezzofondo), Alessia Mengoni (400 metri e 400H) e Camilla Bigarello (ostacoli) che ottengono, pur giovanissime, risultati che le pongono ai vertici della graduatorie sociali di tutti i tempi. Nessuna di loro riesce però, purtroppo, ad imporsi poi a livello assoluto.

Negli anni ‘90 la sezione maschile sconta il ricambio generazionale, non riuscendo a ripetere a livello assoluto quanto di buono fatto nelle categorie giovanili. I risultati migliori arrivano dalle prove multiple, con la squadra seniores (Christian Pedratscher, Mirco Flaim, Stefano Sartori), che riesce a raggiungere due volte le finali nazionali. Christian Pedratscher (velocità e salto in lungo) Daniel Tecilla (800 e 1500 metri), Alessio Fuganti (siepi, 5000, 10.000 e maratona), Stefano Sartori (ostacoli e salto con l’asta), Davide Comunello (lancio del martello), raccolgono buoni risultati a livello regionale, stabilendo le migliori prestazioni sociali, mentre a livello giovanile si distinguono Paolo Elvati (velocità), Marco Nardin (lanci) e Luca Torchia (prove multiple). Anch’essi però, al pari delle loro coetanee, non riescono ad affermarsi nelle categorie assolute.


La SAF BOLZANO di oggi e di domani

Una nuova svolta a livello dirigenziale avviene nel 1999. Il Presidente, l’Ing. Lorenzo Püchler, lascia la carica. Gli subentra Anna Lorenzini Paoli, che si insedia a capo di un Consiglio Direttivo completamente rinnovato.

Come sempre è Franco Criscuolo a garantire la continuità nel ruolo di Direttore Tecnico. Accanto a lui, quelli che erano i suoi atleti si dedicano ora alla cura delle giovani leve: Alessio Fuganti, Stefano Sartori, Mirco Flaim e Luca Vasarin, assieme a Lia Püchler ritornata alla SAF dopo 10 anni, coadiuvano il Prof. Criscuolo nella gestione tecnica. Con loro anche alcuni degli atleti dell’ultimo decennio, Marco ed Emanuele Grimaldo, garantiscono al settore tecnico un nuovo slancio verso il futuro. Segretaria rimane, come da moltissimi anni, Michela De Pillo, e collaborano attivamente all’organizzazione della Società anche Alessandro Romania ed Enzo Zanotelli.

Il lavoro è impegnativo e non facile in un contesto in cui il movimento dell’atletica leggera italiana non vive certo un periodo florido. La dirigenza decide di puntare sul settore giovanile per cercare di creare un nuovo gruppo capace di cogliere quelle soddisfazioni che in passato non sono mancate. I risultati, comunque, iniziano ad arrivare. Dal 2001 al 2004 la SAF BOLZANO vince, a livello provinciale, il Gran Prix giovanile, manifestazione che somma i risultati stagionali di tutti gli atleti ed atlete dai 9 ai 15 anni.

E i risultati arrivano, e sono straordinari, anche a livello nazionale: il gruppo delle atlete nate negli anni 1991 e 1992 raggiunge nel 2008 il quinto posto ai Campionati Italiani di Società nella categoria allieve e dopo molti anni una nostra atleta, Monica Lazzara, torna a vestire per quattro volte la maglia della Nazionale giovanile, partecipando ai Campionati mondiali juniores nel 2010.

Anche il settore maschile è ricco di successi soprattutto grazie a Stefano Valente, capace di riscrivere la storia del mezzofondo della SAF Bolzano migliorando innumerevoli volte i record sociali di 800 e 1500 metri.

Non da ultimo, è certamente da considerare un ottimo risultato anche il continuo incremento dei tesserati al settore giovanile: la strada per creare nuovamente un movimento articolato e competitivo è quella giusta.

Dal punto di vista societario, infine, nel 2013 Anna Lorenzini Paoli lascia la carica di Presidente,che viene assunta da Alessio Fuganti.




IL RICORDO DI… EMANUELE E MARCO GRIMALDO

Arrivammo alla SAF nell’autunno-inverno del 1997. Alla prima occasione il prof. Criscuolo, affiancato in quel periodo da Lia, ci fece fare una corsa campestre. Entrambi ricordiamo l’emozione della prima gara, ma soprattutto la volata finale tra noi e Gabriele Viola per giocarsi il terzultimo posto. In fin dei conti noi eravamo alla prima esperienza e Viola era un velocista, non certo un mezzofondista. Del resto questa era la filosofia del prof. Criscuolo: tutti dovevano correre le campestri, probabilmente per capire cosa voglia dire “fare fatica”. Perché se non si fa fatica, tanto vale rimanere a casa a grattarsi le ascelle - diceva, pure mimando il gesto. Decisamente, le campestri ti tempravano.

Per fortuna, quando la SAF rischiò di chiudere i battenti, alcuni ex-atleti safini presero le redini della società. Furono anni difficili, i primi. Anni in cui capitava di trovarsi il solo atleta delle categorie giovanili in palestra. Ma il nuovo direttivo - Alessio, Stefano, Alessandro, Mirco, ma anche Michela e naturalmente la presidentessa Anna Paoli - seppe, nel giro di poche stagioni, ridar vita alla società, partendo proprio dai più piccoli: gli allenamenti in palestre deserte divennero solo un ricordo e vedere alle gare il nutrito gruppo in canotta rossa tornò ad essere la normalità.

La lunga esperienza alla SAF ci ha dato molto: abbiamo incontrato veri amici, che negli anni hanno condiviso i faticosi allenamenti invernali - sempre sotto la guida del Prof. Criscuolo - con neve, ghiaccio, vento gelido dalla val Sarentino, ma anche il divertimento di trasferte indimenticabili. Le piccole soddisfazioni sportive sono state il frutto di impegno, fatica e perseveranza, che abbiamo poi imparato essere necessarie anche nella vita di tutti i giorni.  La passione per l’atletica e il sostegno della Società si sono concretizzati ancora una volta durante i nostri primi anni di università quando, dopo aver seguito un corso indetto dalla FIDAL di Trento, ci siamo diplomati “Istruttori di atletica leggera di primo livello”, insieme ad Alessandro Romania.

È innegabile che la SAF abbia avuto una decisa influenza sulla nostra crescita personale, dentro e fuori dal campo, e non possiamo che ringraziare tutti coloro che vi hanno lavorato e continuano a lavorarci, con impegno e dedizione.

Un augurio di cuore al nuovo direttivo e al nuovo presidente, Alessio, eletti ad ottobre: continuate così!

Viva la SAF Bolzano!




La storia, per ora, si chiude qui.

Abbiamo voluto raccontarla per celebrare e per ricordare tutti coloro che in tutti questi anni hanno condiviso, anche in piccola parte, quest’avventura. Una menzione particolare va a tutti quelli (e sono la stragrande maggioranza) che non trovano posto in questo racconto, ma che nello spirito della Società, hanno sempre svolto il loro compito con volontà e sacrificio, contribuendo in maniera indispensabile alla costruzione di quello che la SAF BOLZANO è stata ed è ancora oggi.

Ma soprattutto abbiamo voluto raccontarla per i giovani di oggi, perché leggendo queste pagine capiscano che cos’è stata e che cosa ha rappresentato la SAF BOLZANO in questi sessant’anni, e perché onorino sempre la gloriosa maglia biancorossa che indossano. Ci piace pensare che tra di loro ci possa essere chi, fra quarant’anni, scriverà la storia del primo secolo di vita della SAF con la stessa emozione che abbiamo provato noi oggi.

Augurandoci che il futuro possa riservarci almeno parte delle grossissime soddisfazioni che il passato ci ha dato, non possiamo che concludere ringraziando e rendendo onore a colui che è l’artefice principale di questa magnifica avventura: il Prof. Franco Criscuolo.

Riassumere in poche righe tutto quello che ha rappresentato "il Profe" per la SAF è impossibile. Se abbiamo potuto raccontare questa storia lo dobbiamo principalmente alla sua infinita passione per l’atletica.

I suoi insegnamenti, spesso improntati ad una rigorosa disciplina, sono stati sempre preziosi ed hanno trasmesso a tutti noi atleti lo spirito di sacrificio e la determinazione necessari per superare difficoltà e raggiungere traguardi, così nello sport come nella vita quotidiana.

 

PICCOLA STORIA

DI UNA GRANDE SQUADRA

Storia